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Siamo perennemente on line, incollati a quegli smartphones che ci permettono di sentire in tempo reale le persone che abitano dall’altra parte della terra, ma anche gli amici che abitano vicino a noi. Questi aggeggi infernali ci aiutano a mantenere i rapporti a distanza, ma a volte si sostituiscono al dialogo di persona, a quelle chiacchierate serali che andavano avanti fino a notte fonda, seduti su una panchina a raccontarsi i segreti e a scambiarsi i baci.
Untouched, l’ultimo cortometraggio di Marco Paracchini, prende spunto troppo da questo: in che modo le nuove tecnologie hanno influenzato i rapporti tra le persone? Argomento molto caldo in questo periodo, è innegabile dire che le relazioni sono sempre le stesse. Nell’era in cui tutto è diventato touch e on demand, è difficile incontrarsi dal vivo, e toccarsi. I protagonisti di Untouched si scrivono lungo tutta la durata del cortometraggio, si sentono sul cellulare dalla mattina alla sera, si incrociano e non si riconoscono, dispersi nei loro schermi, nei loro smartphones, culla ideale dei rapporti cibernetici. E’ impossibile non restare senza respiro quando i due quasi arrivano a sfiorarsi eppure, tenendo lo sguardo incollato allo schermo, non si vedono, il loro campo visivo è limitato, non percepiscono quello che c’è attorno a loro.
I dialoghi sono completamente assenti, noi vediamo i due protagonisti assorti a scriversi mentre svolgono il lavoro quotidiano, man mano che si avanza nella narrazione lo spettatore potrebbe arrivare anche a domandarsi se realmente i due stanno scrivendosi. Il dubbio potrebbe essere legittimo soprattutto se visto come un’ancora di salvezza per coloro che ancora credono che i rapporti non siano stati corrotti dalla tecnologia, ma il montaggio è strutturato molto attentamente e il titolo stesso reclama questa incapacità, questa impossibilità di toccarsi.
Marco Paracchini ambienta Untouched nella città di Novara, regalandoci scorci e visioni dall’alto, punti di vista normalmente negati alle persone, che stridono se messi in relazione con le vedute più comuni che si negano i due protagonisti, dispersi nel loro mondo cibernetico. Cecità di relazioni, ma anche cecità come incapacità a vedere la bellezza che ci circonda.
Novara è sì la città dove si svolgono le vicende di Untouched, ma astraendo è chiaro che potrebbe essere qualsiasi luogo del mondo, perché a Novara, come a Milano, Hong Kong, New York o Città del Capo, tutti rischiano di cadere nella trappola delle relazioni costruite dai social. Untouched diviene così portavoce della crisi che sta attraversando la nostra società, dell’impoverimento sociale che alimentiamo ogni secondo e messaggio dopo messaggio.
Untouched ha il pregio di essere un cortometraggio molto riuscito sia a livello tecnico che a livello narrativo, un lavoro che va ben oltre i suoi minuti di durata, ma che entra nelle persone e li porta a riflettere inevitabilmente sulla vita di ogni giorno.