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Collettivo Arterie con lo staff di Artintime
Partiamo da una breve presentazione: come è nato il vostro gruppo?
Siamo il Collettivo Arterie, ci occupiamo di fotografia e pittura, prepariamo opere a otto mani e lavoriamo anche singolarmente. Il collettivo è nato nel febbraio di quest’anno, veniamo tutti da Torino e attualmente abbiamo sede, con il nostro studio, in Via San Donato 68. Siamo tre ex compagni di scuola, condividiamo spazi dai tempi del liceo; successivamente è entrato nel gruppo anche un nostro amico, col quale si è creato subito un rapporto fraterno. Possiamo proprio dire di essere amici, oltre che colleghi.
Fotografia e pittura insieme: perché questa scelta?
Abbiamo provato il primo lavoro di questo tipo l’anno scorso, per Paratissima, era una tela di dodici metri per un metro e venti; ci è sembrato naturale sperimentare in questa direzione visto che noi, individualmente, lavoriamo con quattro tecniche totalmente differenti e quella che ci accomuna tutti è la fotografia. Questo tipo di lavori ci permette di confrontarci, trovare nuove soluzioni e ricercare la stessa armonia che si è creata all’interno del nostro gruppo: fra noi c’è un rapporto di simbiosi totale, riteniamo che questo riesca a trasparire anche dalle nostre opere ed è la linea che intendiamo seguire anche in futuro. Vogliamo migliorare ancora e crediamo che la collaborazione sia un grande punto di forza.
Volete parlarci più nel dettaglio del lavoro che avete portato quest’anno a Paratissima?
Quest’anno ognuno di noi ha portato un lavoro differente, ciascuno con la propria tecnica: dalla pittura a olio, all’acrilico, al silicone, alla fotografia. Inoltre, abbiamo presentato anche una performance dal titolo “La crisi”: utilizzando dei vecchi bancali abbiamo realizzato una cassa, che simboleggia appunto la crisi. Lo scopo è invitare gli spettatori ad entrarvi fisicamente dentro e trovare la maniera migliore per uscirne. La performance, naturalmente, è stata documentata, realizzando un pannello con le fotografie dei partecipanti.
Un modo sia per interagire, sia per invitare a riflettere sulla crisi con un po’di ironia.
Sì, volevamo proporre un messaggio positivo e spronare i partecipanti a sdrammatizzare su questo tema. Si parla spesso e in maniera totalmente negativa di questo argomento: noi vorremmo invece porre l’attenzione sulla necessità di interagire, collaborare e vivere in modo più armonico questo momento buio, perché solo così riusciremo ad uscirne.
È anche un modo per far riflettere sulla propria persona: abbiamo fatto diverse prove e nella cassa sono entrati – e usciti senza difficoltà – persone di tutte le taglie, bambini e persino animali. Insomma, chiunque può uscire dalla crisi, basta volerlo.
È un messaggio molto attuale e l’obiettivo è quello di portare la performance in giro per tutte le piazze d’Italia.
Oltre a questo, quali sono i vostri progetti per il futuro?
Il 29 e 30 novembre faremo un evento in studio, dal titolo “SSL 255 – milleeventidivisoquattro”: SSL è l’acronimo di sangue, sudore e lacrime, che sintetizzano in maniera un po’estrema il sacrificio quotidiano che tutti facciamo per lavorare e mantenere una famiglia.
È un evento di arte a chilometro zero, dall’artista a chi acquista: duecentocinquantacinque è un quarto dell’affitto che paghiamo (mille e venti diviso quattro), ed è la cifra alla quale venderemo tutti i nostri lavori.
Come artisti emergenti nel panorama torinese vi sentite appoggiati da parte delle istituzioni locali?
Non molto, ma siamo nati da poco e non possiamo ancora dire molto sul livello di attenzione delle istituzioni nei nostri confronti. Stiamo elaborando alcuni progetti che vorremmo poi proporre in Regione, speriamo di avere un esito positivo.
Foto by StrayArt