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Siete mai capitati a Dublino, capitale della verde Irlanda, il 16 giugno? No, non è un giorno a caso come potrebbe sembrare, ma vi ricorre la celebrazione del Bloomsday, festa nazionale in onore dello scrittore James Joyce.
Perché si chiama Bloomsday e perché proprio il 16 giugno? Il 16 giugno 1904 Joyce uscì per la prima volta con Nora Barnacle, sua futura moglie, e decise di ambientare in quello stesso giorno l’ordinaria giornata di Leopold Bloom –da qui Bloomsday-, il protagonista del suo romanzo capolavoro, Ulysses. Passeggiando per Dublino è facile imbattersi in targhe commemorative che ripercorrono i tragitti e gli itinerari che Bloom ha compiuto e che Joyce ha descritto vividamente e icasticamente nelle pagine del romanzo. La tradizione di questo “pellegrinaggio letterario” è viva e partecipata sia dai dublinesi sia dai seguaci dello scrittore, che si raccolgono nella città da ogni parte del mondo.
“I want to give a picture of Dublin so complete that if the city one day suddenly disappeared from the earth it could be reconstructed out of my book”, affermò lo scrittore, che nutriva per la sua città un sentimento di vero e proprio amore e odio. Una costante critica nei confronti della società dublinese e dell’Irlanda in generale è presente in tutte le sue opere: considerava Dublino la “city of paralysis” e la coltre di neve che copre ogni cosa nel racconto conclusivo I morti della raccolta Dubliners ne è la rappresentazione più concreta e immediata. Anche la natura vive un lungo periodo di letargo in un Paese perlopiù assopito.
Anticonformista e ribelle fin dall’infanzia, dagli 11 ai 16 anni frequenta il Belvedere College, per iscriversi successivamente all’University College, dove studiò lingue moderne. Nel 1902 si trasferì a Parigi dove ebbe un incontro letterariamente decisivo e fondamentale: in una stazione ferroviaria scoprì casualmente il romanzo Les Lauries sont coupés di Eduard Dujardin. La particolarità dell’opera è l’utilizzo della tecnica del discorso indiretto libero e del flusso di coscienza, che verrà ampiamente utilizzato da Joyce in tutti i suoi romanzi, complicando e rendendo talvolta difficoltosa una lettura agevole e scorrevole degli stessi.
Rientrato in Irlanda, prese parte da ubriaco ad una rissa con un uomo a Phoenix Park; durante il periodo della convalescenza sarà aiutato da due amici, Alfred H. Hunter e Oliver St John Gogarty, che lo ispireranno per i rispettivi personaggi di Leopold Bloom e di Buck Mulligan dell’Ulysses. Gogarty venne però coinvolto in una sparatoria e l’episodio convinse Joyce e la moglie ad auto-esiliarsi dall’Irlanda. La coppia si trasferì infatti a Trieste e dopo il 1912 non fece più ritorno in patria, nonostante i ripetuti inviti del poeta William Butler Yeats. A Trieste insegno alla Berlitz School e incontrò Italo Svevo ed Ezra Pound, divenendo ospite fisso del Caffè San Marco.
Nel 1920, su invito di Pound, si trasferì a Parigi, dove rimase per 20 anni. Il 2 febbraio 1922 l’editore Sylvia Beach pubblica Ulysses e nel 1939 uscì Finnegans Wake, la cui musa ispiratrice fu la figlia Lucia, malata di schizofrenia. La Seconda guerra mondiale, la depressione, la cataratta e un glaucoma lo costringono a trasferirsi a Zurigo. Morì dopo un intervento a seguito di un’ulcera duodenale il 13 gennaio 1941.