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Influenza e Festival di Sanremo non vanno molto d’accordo, specie quando l’annebbiamento da raffreddore crea come una bolla, che separa dal resto. Un “resto” che è in realtà una brulicante città di Sanremo in cui si muovono cantanti, giornalisti, soubrette, vip di vario tipo, freneticamente, senza percorsi prestabiliti, transitando a loro piacimento per le due sale stampa, quella dell’Ariston roof e quella dedicata a Lucio Dalla, al Palafiori.
Ma in tutto questo, Sanremo è iniziato, e sta andando avanti. Non ci sono polemiche di particolare intensità finora, nulla di politicamente scorretto alla Celentano, spazio invece a vip, mondanità, rincorse, promozione dei tanti dischi in uscita per gli artisti che a Sanremo non ci passano per vincere ma per sfruttare la sua immensa e potentissima vetrina. C’è vita mondana, insomma, scintillante di lustrini e coriandoli, rimbombante di radio che trasmettono dai 4 angoli di una Sanremo tirata a festa, fiori nelle strade accompagnate da gigantografie dei cantanti in gara. Per le strade della città si vedono adolescenti armati di quaderni per autografi, ragazzine gridare “amore mio, amore mio” davanti a un Nesli ospitato in radio, signore di una certa età additare ogni personaggio famoso che transita recitandone nome e meriti.
Cosa resterà di tutto questo tra una settimana? Logica domanda, dai contorni un po’ dubbiosi visto che la prima serata di Sanremo ha ottenuto uno share del quasi 50% , praticamente un italiano su due davanti alla diretta di Rai1. Picco di share, il momento in cui Albano e Romina hanno cantato Felicità. Dubbi, legittimi e ragionevoli dubbi sulla qualità artistica di un prodotto televisivo del genere: ma in fondo, qual è la novità? E, altra domanda cruciale: perché tutti, o per lo meno la metà di noi, guardano Sanremo e passano ore sui social a discuterne?
Non c’è volontà di remare contro, Sanremo ha un impatto mediatico così forte che è impossibile ignorarlo, e dà notevole spazio anche alla categoria che ci piace di più seguire: gli esordienti, peraltro valorizzati quest’anno da un’uscita sul palco in fascia di apertura. È che quest’ansia, questa frenesia, questa grande macchina di trucco, parrucco e flash fotografici corre il grande rischio di stordire, portare via l’attenzione dall’essenziale. Troppe storie, troppe tutte insieme. Non sarebbe meglio scoprirle adagio, farsi incuriosire da piccoli dettagli che rivelano poi grandi e inaspettate novità?
Forse non è vero, forse è che Sanremo è così e lo deve restare. O forse, conclusa la terza giornata di lavori in sala stampa tra starnuti e colpi di tosse, è solo una classica stanchezza da influenza. Artintime non molla, a presto nuove riflessioni e notizie dalla città dei fiori!