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“A otto anni ero molto timida e mia madre mi portò ad un corso di teatro a Perugia presso la Theamus di Lamberto Maggi (attore e musicista folignate). All’inizio è stata dura, era una vera e propria tragedia ogni volta, poi me ne sono innamorata perdutamente. Il teatro mi faceva sognare e sentire sicura, si creò un bel gruppo e delle grandi amicizie”.
Racconta così, Caroline Baglioni, i suoi primi incontri con il teatro. Spumeggiante trentenne, Caroline è attualmente impegnata presso il Teatro Stabile dell’Umbria.
Dei primi approcci all’arte teatrale ricorda timidezza e imbarazzo, tanto da fuggire al provino alla Scuola d’Arte drammatica Silvio d’Amico di Roma, per approdare poi al Cut di Perugia, dove le fu chiaro che quella sarebbe stata la sua strada. Lì imparò a vivere allo stato puro, sfidando le difficoltà, i sacrifici, la disciplina e il fallimento. Profondamente ispirata dall’arte di Danio Manfredini, sono stati diversi i maestri che ha incontrato e che stanno segnando il suo percorso attorale: dalla determinazione di Danilo Nigrelli, alla chiarezza visionaria dirompente e paterna di Antonio Latella; ciò che maggiormente l’ha fatta crescere come attrice è stato il lavoro con la compagnia La società dello spettacolo di C.L. Grugher e Michelangelo Bellani. “Lavorare in una compagnia indipendente costa molto sacrificio, ma regala dei legami, dei momenti di crescita, notti folli di smontaggio, gioie condivise, che nessuna situazione protetta può dare”.
Critica cosciente rispetto al panorama teatrale italiano, e ben determinata ad andare avanti nonostante le difficoltà del periodo storico, Caroline ammette che il segreto del vero artista, di colui che ama il teatro e l’emozione che da esso può scaturire, non debba smarrire il senso umano. Da poco anche drammaturga, Caroline ha intrapreso questo percorso dopo essere stata selezionata per partecipare al laboratorio di drammaturgia tenuto da Antonio Latella e Federico Bellini al Teatro Valle Occupato. “È stata un’esperienza straordinaria, e una volta tornata a casa ho cominciato a scrivere più assiduamente. I miei testi sono molto visionari, ma prendono principalmente spunto dalla realtà, da quello che vedo e sento, mi piace trasformare quella realtà in qualcosa di impossibile ma mai del tutto inverificabile”. E per fare questo, in palcoscenico le parole del testo si fondono con la voce ed essa con il corpo, come suo naturale prolungamento.
Nel mese di novembre, Caroline ha vinto il Premio Scenario per Ustica, del quale dice: “Vincere il Premio Scenario per Ustica significa in qualche modo rappresentare nel panorama del teatro contemporaneo quella parte di teatro a sfondo sociale che ha bisogno di essere ascoltato e visto. Gianni – produzione con il quale si è presentata alla selezione – affronta ad esempio il tema della malattia mentale, lo sviscera, lo materializza in una storia personale ma universale. E sono felice di essere riuscita a far arrivare la sua voce a molte persone. Ricevere il premio dalle mani di Daria Bonfietti (Presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime della strage di Ustica) mi ha inorgoglito. Quella donna è un vero esempio di chi con forza ha combattuto e combatte per un ideale di giustizia”.
Il quattro gennaio debutterà con lo spettacolo “Io sono non amore” de La società dello spettacolo al Teatro San Carlo di Foligno, drammaturgia Michelangelo Bellani, regia c.l.Grugher. Dal sette gennaio ci sarà la ripresa di “L’importanza di essere Earnest” di A. Latella in una tournèe tutta umbra, da metà febbraio invece riprenderà “A scatola chiusa” di George Feydeau per la regia di Danilo Nigrelli fino a metà marzo, e dal trentuno marzo al teatro Cantiere Florida di Firenze comincerà a girare con Gianni.