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Ciao Gianluca, ci racconti di cosa ti occupi?
Il mio percorso da artista ha due direzioni: collaboro con delle associazioni culturali e delle gallerie di Milano e quindi porto avanti un mio percorso privato e personale, e poi pianifico e programmo dei laboratori di arte contemporanea per il sociale, principalmente legati alla disabilità dell’adulto e quindi a una ricerca di espressione, esercizio e comunicazione che passa attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea.
Concretamente cosa realizzate?
In questi laboratori vengono sottoposti dei materiali, plastici o anche semplicemente acrilico e tela e ci si rifà ad alcune tecniche dell’arte contemporanea, si parte un po’ dalle abitudini. Posso farti un esempio, mi è capitato di lavorare con persone disabili che avevano l’abitudine di disegnare pupazzini e cose del genere, questa cosa è stata sviluppata, arricchita e valorizzata magari con determinati supporti che sono diventati poi delle immagini grafiche, dei wallpapers, degli oggetti. Si parte dall’interesse, dalle persone, dal desiderio di comunicazione o dalla necessità di comunicazione.
Lavori da solo?
Lavoro in un centro, un istituto a Milano che ha l’idea da qualche anno di promuovere questo tipo di creatività. Per identificarla meglio, se vogliamo rientra un po’ nella cosiddetta arte relazione o architettura partecipata: trasformare in una relazione un oggetto che incorpora una comunicazione. Nella disabilità ci sono tanti elementi su cui lavorare, molte necessità, poche possibili: questo, ahimè o per fortuna, è una grossa possibilità.
Da cosa nasce l’idea?
I miei studi sono stati paralleli tra arte e scuole legate all’educazione, a figure professionali che lavorano nel sociale, così mi sono trovato a lavorare a contatto con la disabilità dell’adulto ed è la cosa che poi ho portato avanti.
Come sei entrato a contatto con il mondo più creativo?
Parallelamente agli studi sull’educazione ho portato avanti un mio percorso di belle arti e arte applicata e ho cercato per interesse mio di portare avantiuna ricerca che passa attraverso vari linguaggi, sempre però strizzando l’occhio a questa tematica, quella della relazione. A un certo punto, grandissima fortuna, ho avuto la possibilità di unire i miei due più grandi interessi, le mie ricerche: l’arte e questa voglia di contribuire e condividere con la diversità, con l’altro.
Qui a Paratissima?
Qui presento un progetto con SaSuDeQu Project, un collettivo di quattro artisti, oltre a me Marcella Savino, Matteo Suffritti, Lele De Bonis. Presentiamo ed esponiamo il progetto The Apartment. Abbiamo sviluppato l’idea dell’appartamento: siamo quattro artisti e ci siamo divisi le stanze di un’ipotetica e ideale casa, soggiorno, camera da letto, bagno, cucina. C’è uno stand quindi diviso in quattro spazi più un atrio e ognuno ha pensato e organizzato secondo le dinamiche che avvengono in quello spazio. Io mi sono occupato di Living Room, il soggiorno.
Perché venirti a scoprire a Paratissima?
Sicuramente una delle occasioni e delle possibilità che offre un evento come Paratissima è quella di incontrarsi, fare gruppo, scambiarsi contatti e opinioni. Oltre al gradimento e al fatto di capire e apprezzare il mio lavoro, c’è anche un interesse da parte mia al contatto e alla condivisione secondo il “non si sa mai”, magari faremo una cosa insieme, magari no, magari il mio lavoro ti piace oppure no, però ecco sono interessato all’incontro.
Progetti per il futuro?
In questo periodo sto collaborando con Anonima Artisti, un’associazione culturale di Milano. Loro sono molto attivi su Milano, ora si stanno muovendo anche altrove, per esempio su Torino. Quindi per il futuro c’è capire come sviluppare questo percorso legato ad un’associazione fatta di giovani artisti che cercano di promuoversi, di fare cultura.
Foto by Stray Art