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Orrore. È questa la parola chiave che guida il nuovo film di Clint Eastwood, è il tema che emerge fin dalla primissima scena di American Sniper, durante la quale un cecchino, Chris Kyle, interpretato da un meraviglioso Bradley Cooper, deve decidere se freddare delle persone che nell’ordine sono un uomo, una donna e un bambino. L’uomo non sembra pericoloso, ma gli altri due? Sta a lui la scelta, deve capire se quella donna e quel bambino sono potenzialmente pericolosi, se possono fare del male ai marines americani schierati pochi metri più avanti.
La scena si interrompe e un flashback ci riporta indietro di qualche anno per conoscere la vicenda di Chris, giovane americano, che viene educato con i principi della sua nazione: protezione del più debole, propensione verso la caccia, alla quale viene iniziato fin da piccolo e patriottismo, l’amore per la patria che noi Italiani spesso facciamo fatica a concepire.
Tutti questi fattori, complici anche gli attentai alle ambasciate statunitensi verificatisi in Africa nel 1998, porteranno Chris a decidere di arruolarsi nei Navy Seal, le forze per operazioni speciali della marina degli Stati Uniti. Comincia così un allenamento molto duro, durante il quale deciderà di diventare un cecchino, ossia di proteggere le spalle dei marines durante gli interventi militari nei paesi. In seguito all’attacco alle Torri Gemelle, Chris e la sua squadra partono per la guerra.
Seguiamo Chris durante la sua vita, attraverso le cose belle come il matrimonio e in quelle più brutte, i litigi con la moglie (Sienna Miller), la perdita degli amici e soprattutto la perdita di se stesso. La guerra uccide e svuota gli uomini. Chris si reca in Iraq quattro volte dimostrando di essere uno dei migliori cecchini mai esistiti nell’esercito americano, ma intanto in America la vita va avanti, i suoi figli crescono, festeggiano i compleanni, perdono i loro dentini. Di fronte a tutto questo, Chris non riesce ad essere felice quando rientra a casa, è in America fisicamente, ma non mentalmente: pensa ai marines rimasti laggiù, ai rischi che corrono ogni giorno e alla distanza geografica che non gli permette di aiutarli.
“The horror, the horror!” Chris lo ha visto con i suoi occhi, ha dovuto uccidere donne e bambini perché usati come kamikaze, trasportatori di armi. Ha dovuto vedere con i suoi occhi le torture del Macellaio, ha visto i suoi amici morire per mano di un ex campione olimpico, divenuto cecchino per difendere il sistema. Sono vicende terribili, sono momenti dai quali è difficile uscire illesi e, per quanto si ami la propria patria, la guerra non è per tutti. In guerra si diventa pazzi, lo sappiamo, lo dimostrano i soldati più deboli, come il fratello di Chris che, durante un incontro velocissimo in Iraq, confida al fratello che vuole andarsene da lì, da quella follia.
America Sniper è un film molto americano, innanzitutto per i principi declamati e il sistema: bandiere americane, l’esercito, tutti fattori che esaltano e glorificano gli Stati Uniti, il personaggio stesso di Chris è l’America. Terminato il suo impegno al fronte, decide di aiutare i marines più sfortunati e sarà proprio uno di questi a ucciderlo. Il film si conclude con immagini del funerale di Chris, dove la bandiera a stelle e strisce viene sventolata da centinaia di persone. Egli ha ucciso centinaia di nemici salvando moltissimi marines, la gente gli rende quindi grazie per il suo impegno verso la patria e verso la sua gente.
American Sniper è un film molto duro che urta lo spettatore: uscirete probabilmente in silenzio dalla sala cinematografica, perché è davvero difficile parlare dopo aver conosciuto la storia di Chris.