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A Night Like This Festival -

A Night Like This Festival


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pubblico2 Il nome deriva da un brano dei Cure, una ballad romantica e agrodolce screziata di venature dark, come da stile della band inglese, con un testo che racconta la storia di una ricerca impossibile: la rincorsa a un amore perduto per sempre. Messe da parte le inquietudini che pure animano la sua fonte ispiratrice (vedere anche il videoclip della canzone, ambientato in un nebbioso cimitero innevato), al festival “A Night Like This” – in programma per il 18 luglio – restano però il nome evocativo e lo spirito romantico, perfettamente incarnati dalla suggestiva cornice in cui, da ormai quattro anni consecutivi, si svolge: lo slargo della centrale Piazza Ombre a Chiaverano, a pochi chilometri da Ivrea, alle pendici della Serra, il lembo dell’anfiteatro morenico – unico nel suo genere – che cinge il Canavese dal Mombarone al lago di Viverone, spingendosi fino alle porte di Cavaglià, in provincia di Biella.

Un po’ di storia

Lanciato nel 2012 con la tag line di “piccola Woodstock piemontese”, ANLT è più correttamente un “festival indie nel cuore della provincia italiana”. La formula adottata è chiara: musica (indie e dal respiro internazionale) + location decentrata (piccola, accogliente, a misura d’uomo) + promozione dei “prodotti locali” (musicisti e artisti in primis, e poi i luoghi, il paesaggio, i monumenti, l’enogastronomia). Il festival nasce in seno all’eponima associazione nightmilanese, composta da appassionati di musica provenienti da contesti e campi diversi. A guidarli, Cecilia Miradoli e Max Tarenzi, appassionati di musica ma prima ancora musicisti, rispettivamente voce solista e chitarra nei No More Dolls. La folgorazione per Chiaverano arriva forse un po’ inattesa, dopo lunghe ricerche tra Lombardia e Piemonte, ma è anche in qualche modo inevitabile: da un lato, il paesino medievale è abbracciato dal lago Sirio, con il suo ampio specchio d’acqua, le sue sponde verdi e il suo sfondo fatto di colline e picchi, dall’altro, si adagia sotto la Serra. Tutt’attorno, si stendono i boschi. Cecilia racconta di uno sforzo organizzativo che, per chi si trova poi a “consumare” il prodotto finale, ovvero il festival, è probabilmente – e fortunatamente – inimmaginabile: “è come scalare una montagna, o costruire una casa da zero a mani nude, scegli tu il paragone che preferisci”. Organizzare significa innanzitutto gestire i materiali grazie ai quali l’evento si regge, fisicamente, in piedi: palchi, service (amplificazione, luci), sicurezza, stand di vario tipo (quelli enogastronomici e quelli dell’area espositiva ospitata dal festival). Nonché, ultimo ma non ultimo, il booking di più di venti band, tra italiane e internazionali, ciascuna con le proprie esigenze, di tempistica, logistica e attrezzatura. È un lavoro immenso, che solo la prospettiva di una giornata bella, per chi vi suona e per chi vi partecipa da spettatore, può ripagare.

Tre palchi per la musica indie contemporanea

ANLT porta a Chiaverano artisti di fama internazionale e nazionale, al centro dei discorsi della e sulla musica indie contemporanea, si propone poi come vetrina per artisti emergenti e si offre come vetrina per promuovere il territorio che lo ospita e con il quale intende integrarsi nella pubblicomaniera più naturale possibile. Il festival si svolge in un’unica giornata: si comincia nel primo pomeriggio (con i concerti delle “nuove proposte”, spesso impegnate in set acustici) e si finisce a notte fonda (con gli artisti più sbilanciati sul versante elettronico e i dj set di chiusura). I musicisti si esibiscono su tre palchi: quello principale, detto “delle Colline”, posto all’interno del campo sportivo ospitato da Piazza Ombre, con la Serra a fare da quinta naturale; quello “dell’Esploratore”, inserito all’interno del Pluriuso Comunale e quello “del Quieto Vivere”, come suggerisce il nome, piccolo e raccolto all’interno di un parchetto verde. Lo spazio a disposizione è tanto, si può stare in piedi, ci si può sedere o sdraiare sul prato, si può stare nelle retrovie o si può raggiungere tranquillamente la transenna del main stage, senza ressa; l’incastro tra i concerti sui tre palchi prevede qualche sovrapposizione, ma senza affanno; non è difficile poi incrociare i musicisti tra il pubblico o in coda agli stand enogastronomici, e scambiarci quattro chiacchiere. Nel corso delle tre edizioni passate (che, per inciso, hanno registrato, in totale, più di 6500 presenze), si sono esibiti artisti e gruppi come: Aucan, Summer Camp, Drink to Me, Telescopes, Croco, L’Orso, Edipo, Foxhound, Bordo e gli Scleropatici 2, Vadoinmessico, Egyptian Hip Hop, Cosmo, Paletti, Dumbo Gets Mad, Brothers in Law, Esben & the Witch, Wemen, Jonathan Clancy/His Clancyness, Soviet Soviet, Austra, Soft Moon, Johnny Fishbone, Niagara, Slow Magic. Nomi che a molti non diranno molto o che magari non diranno niente, ma che sono “la cosa del momento” nei rispettivi ambiti di riferimento, a livello nazionale e internazionale, o sono le “giovani promesse”, locali e non, su cui il festival ha deciso di puntare, e che, molto spesso, non producono la musica esoterica che ci si potrebbe aspettare leggendone la ragione sociale. Quest’anno il cartellone si presenta ancora una volta ricchissimo, rispettando sempre il bilanciamento tra proposte già affermate e novità, tra artisti locali e di portata globale.

I nomi del 2015

carlottaA Place to Bury Strangers: band newyorkese dedita a un post-punk rumoristico e industriale, totalmente calato negli anni Ottanta, che presenterà il nuovo album Transfixiation. Girls Names: band di Belfast che declina lo spirito post-punk in chiave invece decisamente più pop e sofficemente psichedelica, con all’attivo due album ottimamente accolti dalla critica. Jennifer Gentle: storica band – sono attivi dal 1999 – di rock psichedelico padovana, primo gruppo europeo a pubblicare sulla mitica Sub Pop, tra le etichette simbolo del rock alternativo – e del grunge – anni Ottanta e Novanta (fu anche l’etichetta dei Nirvana). Populous (alias Andrea Mangia): produttore elettronico salentino di nascita ma cosmopolita e apolide per vocazione, autore di uno degli album più acclamati del settore, Night Safari (2014), coloratissimo e intriso di suggestioni tribali. C’Mon Tigre: misterioso duo dalle mille collaborazioni internazionali, autore di un primo album omonimo (2014) che ne ha individuato le coordinate musicali all’incrocio tra etnica pauperistica, jazz fumoso e densa psichedelia. Iosonouncane (Jacopo Incani): sardo, uno dei “nuovi cantautori” più interessanti e importanti degli ultimi anni, con due dischi, diversissimi e parimenti memorabili, intitolati La macarena su Roma (2010) e Die (2015). Welcome Back Sailors: duo reggiano tra i pionieri, in Italia, della commistione tra sensibilità dream-pop e suoni electro-pop, particolarmente legato ai suoni e a un’estetica vintage anni Settanta e Ottanta. Albedo: band di alternative rock – spaziano dalla canzone, al post-rock, all’emo – milanese, fondata nel 2006, che presenterà il quarto album, come sempre un concept, intitolato Metropolis (pubblicato a marzo). Carlot-ta (Carlotta Sillano): vercellese classe 1990 autrice di un indie-folk riccamente orchestrato e guidato da una voce elegante, dalle modulazioni mai banali. Si segnalano anche due graditi ritorni: i Drink to Me, band eporediese tra le più affermate, sempre più a fuoco nell’esplorazione della propria ispirazione psichedelica e siderale, e il “contro-rapper” gardese Edipo (Fausto Zanardelli).

L’appuntamento è allora per sabato 18 luglio a Chiaverano con “A Night Like This”, una dodici ore di musica indie all’insegna dei colori e del relax. Tutte le informazioni utili sull’evento sono reperibili sul sito ufficiale del festival,  sulla sua pagina Facebook, sulla pagina dell’evento Facebook. L’ingresso costa 10 euro, ma sulla piattaforma Musicraiser  è possibile, per un periodo limitato, acquistare pacchetti vantaggiosi o offerte uniche: si può, per esempio, acquistare il backstage pass per il palco principale, con la possibilità di cenare e brindare, dietro le quinte, con lo staff e gli artisti del festival.

Ci vediamo lì.

Gabriele Marino


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